domenica 14 aprile 2024

Serie "Just One Record" - Kundalini Shakti Devi - Omonimo (2013 - registrazioni del 1974)

 

TRACKLIST:

01. Flash (19:11)
02. Museo Galattico (14:48)
03. Sensitivita (13:41)


FORMAZIONE:

Roberto "Paramhansa" Puddu / voce solista, sax tenore, flauto
Massimiliano Moretti / chitarre, voce
Gianni Lecchi / chitarre, voce
Claudio Capetta / basso, voce
Enrico Radaelli / tastiere, organo
Tony Ognibene / tastiere, voce
Ampelio Biffi / batteria, percussioni


In primis ringrazio l'amico e collaboratore Osel per l'invio dei file di questo album e per avermi ricordato che esistono i Kundalini Shakti Devi. Ho il loro CD da tempo ma, francamente, li avevo collocati nel dimenticatoio. Devo dire che l'album non mi ha particolarmente emozionato, ma questo è un mio personalissimo parere. Al contrario ho letto qui e là recensioni piuttosto entusiastiche (anche l'amico Osel lo giudica positivamente), grazie anche al fatto che le registrazioni risalgono al 1974. Mah, non è poi così vero che tutto quello che proviene da quel lontano decennio debba essere un capolavoro. A suo tempo mi ero documentato sul gruppo e sulla genesi delle tracce che compongono l'album. Iniziamo dal nome, che odora di lontano oriente. Secondo le scritture indù, “Kundalini Shakti” è la Divina Madre Primigenia, che con la sua energia ha dato vita alla Creazione e la sostiene. Questa energia esiste anche nel corpo umano, e prende il nome di “Kundalini”. Con queste premesse, al primo ascolto mi aspettavo suoni ben diversi da quelli proposti, magari odorosi di incenso, con sitar e tabla a fare da contorno. Invece viene proposto un discreto progressive rock, con venature jazzistiche, molto "English Style", con ampi richiami ai Van Der Graaf Generator (specie nelle track 2 e 3) vista la presenza del sax tenore e del flauto. Peccato per la voce del buon Roberto Puddu, a volte addirittura fastidiosa, che pregiudica lo sforzo compositivo e la bellezza di alcuni passaggi sonori. Un album strumentale sarebbe stato (quasi) perfetto. Sono troppo cattivo? Non so, giudicate voi. Di certo il vocalist è stato in molti casi un grosso problema per i gruppi progressive anni '70, e qui purtroppo la regola viene confermata. 


Ho raccolto un po' di informazioni sulla genesi di questo disco, piuttosto complessa. All'inizio degli anni '70, Roberto "Paramhansa" Puddu, un musicista professionista che suonava musica dance con il suo sassofono in vari gruppi e club, iniziò a notare che molte band  straniere e italiane - in particolare ELP, Jethro Tull, Genesis, Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Le Orme, Garybaldi e molti altri ancora - avevano smesso di scrivere "canzoni semplici", sviluppando opere pop e rock che andavano oltre i tradizionali arrangiamenti e i 3 minuti 3. Sentendo il bisogno di registrare nella sua testa le melodie e le strutture armoniche più complicate, Roberto cercò di trovare musicisti capaci e desiderosi di avventurarsi in nuovi ambiti musicali. Il nutrito gruppo di musicisti (ben sette), nel corso del 1974 registrò tre lunghi brani, praticamente delle mini suite, con un semplice registratore e mixer Revox. Purtroppo il disinteresse dei discografici relegò questi nastri sul fondo di qualche cassetto. Quasi 40 anni dopo, nel 2013, il debut album eponimo dei Kundalini Shakti Devi venne pubblicato per la prima volta dalla AMS Records su CD e vinile, dopo una bella ripulita dei suoni. Ed ecco che l'album è oggi presente anche sulla Stratosfera, pronto per essere ascoltato (o riascoltato) e giudicato. E' bello mettere a confronto le diverse opinioni. A voi la palla. Alla prossima.

Post by George - Music by Osel

venerdì 12 aprile 2024

Artisti vari - Grande Italia (1975, double vinyl)

 

TRACKLIST:

01. Luciano Sirotti & Pavullo Band - La vita - 4:46
02. Rosanna Barbieri - Mosaico femminile - 4:42
03. Francesco Guccini - Le belle domeniche - 3:07
04. G. I. Band - G.I. Blues - 1:57
05. Victor Sogliani - L'inquietitudine - 4:14
06. Piero Guccini - Antidoto - 11:04
07. Panzer & G. I. Band - Pensieri di un amico (Eroina) - 3:48
08. Pavullo Band - Mnephoto - 3:47
09. I Nomadi - Sorprese - 3:29
10. Ghirlandina Libera - Dolce Tropico - 3:29
11. Piero Guccini - Muccona mia -2:13
12. Franco Ceccarelli - Perché no - 2:47
13. Ghirlandina Libera - Linea E.O. - 6:20
14. Amos & Amici - Glassberg (Urzinato) - 5:39
15. Ghirlandina Libera - Escalation - 5:34
16. Amos & G.I. Band - L'amore su di voi - 4:35
17. Germano & G.I. Band - Hacienda - 3:16


MUSICISTI ACCREDITATI:

Amos Amaranti: acoustic guitar, electric guitar
Franco Anderlini: harmonics
Rosanna Barbieri: vocals, little bells
Giuliano Bolchini: acoustic guitar, havaian guitar
Toni Bonfrisco: tenor sax, flutes
Giuliano Brusiani: drums
Marino Brusiani: bass
Sandro Campasso: drums
Beppe Carletti: keyboards
Franco Ceccarelli: vocals, acoustic guitar
Augusto Daolio: vocals
Chris Dennis: acoustic guitar, synth
Paolo Gainotti: drums, tabla
Alberto Girgenti: piano
Francesco Guccini: vocals, 6 acoustic guitar, 12 acoustic guitar
Paolo Lancellotti: drums, percussion
Umberto Maggi: 3 chords bass
Silvano Ori: electric guitar, tabla
Romano Rossi "Panzer": vocals
Luciano Sirotti: alto sax, flute
Victor Sogliani: vocals, bass
Luciano Stella: organ, electric piano
Germano Tagliazucchi: acoustic guitar, electric guitar, mandolin
Marco Tosatti: acoustic guitar, electric guitar, bass
Fabrizio Urzino: drums
Glauco Zappiroli: bass
Tony Esposito
Robert Fix
Vince Tempera
Ettore De Carolis


La Stratosfera riprende i suoi lavori con un disco che era già stato pubblicato molto tempo fa. Era il 2013 allorché Grog, uno tra i nostri primi collaboratori, si dedicò a questo doppio album. Purtroppo i link di questo e di altri numerosi album vennero disattivati a seguito del "grande indicente", come lo definisco io (forse qualcuno se lo ricorderà) che rischiò di farci chiudere il blog per sempre. Poi, con forza e perseveranza, Robi ed io, dopo lunghi confronti, discussioni e ripensamenti, ricominciammo praticamente da capo. Vabbé, incidenti di percorso, direte voi. Questo fu comunque un brutto incidente. In ogni caso, dopo 11 anni da quella apparizione, ho voluto riproporlo perché è un disco a cui sono particolarmente affezionato. Nel frattempo è finito anche su altre piattaforme, ma poco importa. "Grande Italia" è un disco semplicemente geniale e di grande bellezza, pur in assenza di grandi nomi, eccezion fatta per Francesco Guccini (presente con un brano inedito), i Nomadi, Victor Sogliani (ex Equipe 84) e alcuni musicisti indicati nel lungo elenco dei collaboratori (vedi sopra). La genesi e i contenuti dell'album, pubblicato l'11 marzo 1975 dalla Columbia in formato doppio vinile (e tanto per cambiare mai ristampato) ce la racconta Marco Giunco, in una recensione pubblicata sul suo sito "Marco Giunco on the net".


"L'idea del progetto Grande Italia fu concepita intorno al 1973/74 da Dodo Veroli, all'epoca produttore dei Nomadi e Pier Farri, uomo della Emi, entrambi frequentatori del bar Grande Italia, a Modena. L'intenzione era quella di riunire in un disco i musicisti più o meno noti che frequentavano l'omonimo locale, in quel periodo punto d'incontro di un'umanità varia affascinata dal fenomeno beat e dal movimento hippie, sia dal punto di vista musicale che da quello artistico letterario. Al disco avrebbe poi dovuto far seguito una serie di concerti. I vari gruppi prepararono i loro brani e li incisero senza particolari difficoltà. Il doppio LP uscì nella primavera del 1975 ma del tour  non se ne seppe più nulla e, dato che in quel periodo non esistevano ancora le cosiddette radio libere, non credo sia stato programmato da qualche rubrica Rai.


Il  disco rimase per un po' nelle vetrine dei negozi  poi sparì dalla circolazione ed anche le persone coinvolte, occupate in altre faccende,  non se ne curarono troppo. La storia è abbastanza semplice ma ha poi avuto un seguito. L'immagine di copertina, che ritrae parte dei musicisti ed abituali frequentatori del bar, senza voler essere retorici o autocompiacersi, direi che ricorda la foto centrale dell'album Brothers and Sisters degli Allman Brothers, oppure anticipa la locandina del film Almost Famous, anche se nel nostro caso le ragazze invitate per la posa all' alba delle 10 di mattina, se ne rimasero quasi tutte a letto. Questa fotografia ha esercitato un certo fascino, così che venne ripescata nel 1988 in occasione di un concerto reunion ed arte varia tenutosi nella piazza del Duomo di Modena. Il bar Grande Italia non esisteva già più, al suo posto era stata aperta una pellicceria. Il momento più atteso della serata era costituito dall'esibizione dei Nomadi con l'ancora presente Augusto Daolio e gran parte del pubblico, interessato soprattutto alla musica, ad un certo punto invitò la presentatrice a compiere disparati atti sessuali, al che la ragazza abbandonò il palco sul quale fu catapultato il cantautore Romano " Panzer " Rossi accompagnato da me all'armonica. 


Io, che ero inattivo da alcuni anni, incappai in due stecche strepitose, di cui mi vergogno ancora.  Nessuno sembrò accorgersene ma io sì e da quel momento e per diversi anni mi impegnai seriamente nello studio dello strumento. Dopo quella serata la foto fu usata spesso quando a qualcuno veniva in mente di organizzare manifestazioni, mostre, o scrivere qualcosa sui fantasiosi anni 60/70, fino ad essere inserita in una raccolta di fotografie dal titolo " Modena,  immagini di un secolo " pubblicata in mille esemplari numerati nel 1999, ed anche nel libro " Seduto in quel caffè... fotocronache dell'era beat " uscito agli inizi del 2003 per le edizioni rfmpanini.it curato da Massimo Masini, che in quel passato periodo aveva collaborato con varie formazioni di orchestrali. Naturalmente non manca la leggenda metropolitana.  All' estrema sinistra della foto si nota un personaggio con giacca ed occhiali scuri che nessuno conosceva. Qualcuno chiese chi fosse e qualcun altro, visti i tempi e l'ambiente rispose: " E' un poliziotto in borghese " così,  quel curioso divenne un agente  mandato a scoprire cosa fosse quell'assembramento di capelloni a quell'ora mattutina. Quanto ai musicisti che parteciparono alle registrazioni, dei più noti, come Francesco Guccini o I Nomadi si sa più o meno tutto, ma anche la maggior parte degli altri ha seguitato a suonare, chi in campo rock folk come i componenti della Pavullo Band, chi, come Glauco Zuppiroli è apprezzato e conosciuto bassista jazz, altri come Amos Amaranti,  Sandro Capasso e Silvano Ori collaborano con diversi gruppi musicali. Da parte mia, rimasto fedele all'armonica, continuo a fare serate con gruppi locali".


Cari amici, con questa foto d'epoca di Francesco Guccini (era proprio il 1975), vi saluto augurandovi il consueto buon ascolto. Alla prossima.


Post by George

domenica 24 marzo 2024

A Blues Evening with Rudy Rotta: The Beatles in Blues (2001) & Rudy Rotta with Brian Auger Captured Live (2005)


Questo post è dedicato, in modo particolare, al popolo del blues che ama e segue questo filone musicale,  più volte ospitato sulle pagine della Stratosfera. Questi due album sono un regalo che mi fece tempo fa l'amico Marco Osel e che ho riscoperto, setacciando i vari hard disk. Quindi, ancora una volta,  un forte grazi a Osel. Ma veniamo al nostro protagonista. Forse non si è parlato abbastanza di Rudy Rotta se non nei circuiti del blues e su una certa stampa specializzata. Qualcosa in più si è detto e scritto nel momento della sua scomparsa, avvenuta a Verona il 3 luglio 2017, quando molte testate giornalistiche si occuparono di questo grande bluesman nostrano. Rudy, nato nel 1950, vanta una lunga e prestigiosa carriera iniziata, come per moltissimi musicisti, esibendosi nei locali di Verona come chitarrista in piccoli gruppi emergenti, con un repertorio soul-blues di grandi autori inglesi ed americani. Finalmente, nel 1987 forma la sua prima band, di cui diviene chitarrista e cantante, esibendosi in particolare all'estero fino a diventare un ottimo esponente della musica blues, ottenendo riconoscimenti dalla stampa e dalla critica.


Rudy è stato invitato come ospite a numerosi Festival Blues in Europa e oltreoceano (ad es. il Kansas City Blues Festival insieme a Peter Green, Brian Setzer e Taj Mahal). Molto risalto dalla stampa nazionale e internazionale è stato dato alla partecipazione al Festival Jazz di Montreux nel 1993 (con B.B. King in veste di ospite), al Pistoia Blues Festival (4a edizioni) e al Concerto del Primo Maggio di Roma. In una delle nove edizioni del Sanremo Blues, è stato premiato come migliore bluesman italiano. Negli anni novanta ha registrato per la BBC inglese e per la Jazz FM di Londra. Nel corso dei suoi live show Rudy si esibiva in versione elettrica, così come in sala di registrazione, non disdegnando però, in alcuni casi, la versione acustica con chitarra e voce. Nel corso della sua carriera ha pubblicato più di 20 album, molti dei quali registrati dal vivo. Le collaborazioni sono assolutamente prestigiose. Stiamo parlando di artisti internazionali del calibro del già citato B.B. King, Allman Brothers (alla House of Blues di New Orleans), John Mayall, Brian Auger, con il quale ha effettuato diversi tour in Italia, John Mayall & the Bluesbreakers, Robben Ford, Peter Green, Luther Allison. Credo che possa bastare per darvi un'idea dello spessore del personaggio. Prima di passare alla musica, voglio ricordare che nel 2018, è stata fondata l'Associazione culturale Rudy Rotta,  per volontà della famiglia e degli amici in memoria dell'artista scomparso,  col fine di continuità i suoi progetti musicali e artistici.


Rudy Rotta Band - The Beatles in Blues (2001)


TRACKLIST:

01. Love Me Do - 3:14
02. I Feel Fine  - 4:06
03. Come Together - 4:14
04. Dear Prudence - 4:23
05. Revolution - 4:24
06. Get Back - 4:57
07. Norwegian Wood - 3:51
08. I've Got A Feeling - 2:58
09. Don't Let Me Down - 4:25
10. You Can't Do That - 3:15
11. She's A Woman - 3:09
12. In My Life - 3:27


FORMAZIONE:

Rudy Rotta - voice, guitars
Luca nardi - bass
Cramine Bloisi - drums, percussion
Michele Papadia - Hammon organ, piano, electric piano Fender Rhodes



Da grande fan e cultore dei Fab Four potevo forse farmi mancare questo album? Rudy Rotta con il suo quartetto omaggia Lennon e McCartney in modo assolutamente superlativo, attingendo brani storici che hanno attraversato l'intera carriera dei Beatles. Si inizia nientemeno che con Love Me Do; ero veramente curioso di ascoltare la trascrizione blues e l'ho trovata geniale. Più facile - si fa pèr dire -  per Rudy rivisitare tracce quali RevolutionCome Together o I've Got A Feeling. La chitarra acustica la imbraccia solo per Norwegian Wood in una versione trascinante, con la sua voce graffiante. La chiusura è dolce e delicata: una versione di In My Life per voce e pianoforte. Un disco grandioso dalla prima all'ultima nota. Osservando le pagine di Discogs ho notato che l'album è stato stampato in diversi Paesi con differente copertina: dalla Azzurra Music in Italia (le copertine sopra riportate), ma anche in Austria, Indonesia, Germania e Russia, Nel 2013 è stato ristampato, sempre in CD dalla Azzurra, ma con diversa copertina. Ve le riporto qui di seguito.

front cover Austria

front cover Indonesia

front cover Germania

front cover Italia -ristampa 2013

Rudy Rotta & Brian Auger - Captured Live (2005)


TRACKLIST:

01. Steps - 5:44
02. Tell Me Baby - 4:03
03. Hold On - 4:35
04. I'm In The Groove - 6:48
05. I Don't Play The Money - 11:05
06. Freedom Jazz Dance  - 5:09
07. Loner And Goner - 6:28
08. You Don't Love Me - 5:02
09. The Thrill Is Gone - 5:20
10. Boom Boom - 4:26


FORMAZIONE

Rudy Rotta: guitar, vocals
Brian Auger: Hammond organ, electric piano
Michele Papadia: acoustic & electric piano
Carmine Bloisi: drums
Andrea Tavarelli: bass


In questo secondo CD, pubblicato nel 2005 dalla Slang Records, il nostro Rudy Rotta duetta con un mostro sacro quale il tastierista inglese Brian Auger. "Captured Live" venne registrato a Verona il 3 agosto 2002. I due andarono spesso in tour insieme e la tappa veronese mostra la grandezza di questi due musicisti accompagnati da un potente sezione ritmica composta da Carmine Bloisi alla batteria e Andrea tavarelli al basso. Completa la formazione Michel Papadia al piano acustico ed elettrico. Questo concerto mi piace in modo particolare: amo da sempre il suono dell'Hammond di Brian Auger, grande maestro dello strumento, che ho seguito fin dai tempi degli Oblivion Express. I duetti con la chitarra di Rudy sono memorabili. Di seguito vi riporto una breve descrizione dei brani in scaletta, pubblicata sul blog "Liquia Rock".


"Lo show si apre con "Steps", uno strumentale rock jazz che ricorda chiaramente gente come Larry Carlton con un tocco funky. "Tell Me Baby" ci porta verso il blues con Rudy che canta e fa dispetti con la sua chitarra. I duelli chitarra-piano-Hammond sono costanti. "Hold On" è un'altra composizione di Rotta in cui lui è il protagonista principale." I'm The Groove" suona assurdamente come "Suzie Q". Brian sembra avere 63 anni al momento della registrazione. "I Don't Pay No Money" è uno dei momenti salienti della registrazione, oltre dieci minuti di estasi blues. "Freedom Jazz Dance" è uno strumentale di Brian Auger  dell'era Oblivion Express ("Second Wind" 1972) in tono jazz. "Loner and Goner" ha un'introduzione boogie. Il piano di Papadia ci riporta ad uno stato più rilassato. Atmosfera fumosa da club parigino. La registrazione si conclude con  "You Don't Love Me" (Cobb), ben nota nella versione Allman Brothers, "The Thrill is Goes" (Hawkins/Darnell) , molto fedele all'originale e, infine, "Boom Boom" (JLHooker). Decisamente un grande finale".
Ultima nota discografica: il CD è stato stampato nel 2006 in Germania e nel resto d'Europa con diversa copertina (che riporto qui sotto).


Cari amici stratosferici, il post si conclude qui. La Stratosfera chiude i battenti da oggi per due settimane, Con l'occasione auguro Buona Pasqua a tutti voi, con un augurio speciale ai collaboratori del blog. Nel corso di questa pausa avete voglia di ri-dare un'occhiata alla wishlist? Chissà che qualcosa non salti fuori. Appuntamento al 12 aprile. 


LINK The Beatles in Blues (2001)
LINK Captured Live (2005)

Post by George - Music by Osel (thanks friend)

giovedì 21 marzo 2024

PGR - ConFusione (9 canzoni disidratate da Franco Battiato) (2010)


TRACKLIST:

01. Cronaca montana - 3:56
02. Cavalli e cavalle - 3:53
03. Ha! Le Monde (vocals Bertrand Cantat) - 4:10
04. Montesole - 4:15
05. Cronaca del 2009 (5769) - 3:29
06. I miei nonni - 5:44
07. Come bambino - 4:23
08. Cronaca di guerra II - 3:56
09. Orfani e vedove (percussion Cristiano Della Monica - Tzouras Andrea Salvadori) -3:31


MUSICISTI:

Giovanni Lindo Ferretti: voce
Ginevra Di Marco: voce, cori
Giorgio Canali: chitarre
Gianni Maroccolo: basso
Francesco Magnelli: tastiere

Ospiti:
Cristiano Della Monica: basso, percussioni
Pino Gulli: batteria
Bertrand Cantat: voce
Andrea Salvadori: tzouras
Carlo Guaitoli: tastiere
Pino “Pinaxa” Pischetola: ritmiche aggiuntive e programmazione
Franco Battiato - arrangiamenti


Se c'è un'occasione per parlare del nostro amato Franco Battiato di sicuro non me la lascio scappare. Ed è così che entriamo nel mondo dei PGR, acronimo di Per Grazia Ricevuta, band nata dalle ceneri del precedente progetto, Consorzio Suonatori Indipendenti, scioltosi in seguito all'abbandono del collaboratore di lunga data ,Massimo Zamboni. Il CSI nacque a sua volta dalle ceneri dei CCCP-Fedeli alla linea. Non stiamo a ripercorrere la saga di questi gruppi, che hanno entrambi il merito di avere lasciato una traccia profonda nella musica italiana, ma restiamo legati all'ultimo ensemble, quei PGR autori di quattro album (dal 2002 al 2009, tra cui un live), escluso quello di cui oggi stiamo prendendo. Restiamo allora su "ConFusione" (con la "F" maiuscola, che non è casuale), un disco pubblicato nel 2010 dalla Mercury. che raccoglie brani già apparsi negli album precedenti, ma con una significativa variazione. Franco Battiato ha voluto ri-arrangiare le 9 tracce  dando loto una veste diversa, decisamente più vicina ai suoi gusti e alla sua musicalità. Tra i crediti troviamo anche Pinaxa (già collaboratore di Franco Battiato nel Joe Patti's Experimental Group) alle ritmiche aggiuntive e alla programmazione. Il risultato è degno di menzione: brani come "Cavalli e cavalle" o "Cronaca mondana" assumono un nuovo respiro e una nuova vitalità. La mano del Maestro si sente e per i PGR è sicuramente un valore aggiunto di grande rilievo poter contare su una collaborazione così importante. Come recita il sottotitolo dell'album le canzoni sono state "disidratate" dalla mano di Battiato. Vi riporto anche la recensione, molto interessante, curata da  Joyello Triolo , pubblicata sul sito  "Fard Rock"


"Quello che Franco Battiato dice di aver fatto con le canzoni dei PGR è un processo di disidratazione. In realtà a me sembra sia successo il contrario, come se le canzoni fossero disidratate in origine e il catanese sia venuto per aggiungere acqua a rinvigorirle. L’acqua, nello specifico, consiste in una sezione d’archi essenziale ma incisiva (alcune volte sintetica), una ritmica talvolta in odore di pop ed un missaggio più, diciamo, user friendly. L’asciugatura del sottotitolo si riferisce più probabilmente all’azzeramento di certi stucchevoli riverberi applicati in generale sul suono dei dischi della band con particolare accanimento sulla voce del cantante. Il risultato finale si intitola ConFusione e contempla nove canzoni dei PGR (tre per ognuno degli album del gruppo) di fresco vestite.  Con la band ricostruita per interviste e foto promozionali di rito assieme al pigmalione dell’Etna, il disco ha ottenuto un riscontro talmente rilevante da sorprendere.


Battiato, però, non è ininfluente e il suo marchio in certe occasioni si sente parecchio senza però apparire, come forse qualcuno si sarebbe aspettato, con la sua inconfondibile voce. In questo senso, ha voluto che l’album continuasse ad essere dei PGR, concedendosi il lusso di diventarne produttore in extremis. E la cosa funziona: il tocco del siciliano si sente e si distingue senza essere invadente, quasi a far rimpiangere l’occasione mancata in passato. Ferretti, da par suo, ha dichiarato che l’operazione del collega è riuscita a farlo re-innamorare della musica e delle sue potenzialità, facendolo ricredere sulle sue recenti dichiarazioni.


La scelta delle canzoni è stata fatta da Battiato, senza alcuna regola che non fosse quella del suo gusto personale. Particolarmente riuscite sono la lettura (quasi) trip-hop di Montesole, dove spicca la splendida voce di Ginevra Di Marco, e la nuova versione di Cronaca del 2009 (5769) che ne amplifica le sue potenzialità pop, lasciandoci inerti di fronte alla necessità di canticchiare con Ferretti il ritornello. Piacevoli anche gli inserti di archi su Cavalli e cavalle o l’incedere hip-hop concesso a Come bambini. La stima che unisce Franco Battiato e Giovanni Lindo Ferretti è cosa risaputa e già in passato l’avevano fatta fruttare per qualche collaborazione. 


Con ciò detto, è necessario sottolineare che Battiato, in questa circostanza, pur aggiungendo, non ha voluto togliere niente all’anima dei PGR cercando, al contrario, che il suo apporto fosse principalmente a favore della musica del gruppo. Questo per dire che se i PGR vi hanno sempre fatto schifo, non sarà questo disco a farvi cambiare idea. Viceversa, se siete appassionati del canto (sempre più) asciutto di Giovanni Lindo, delle ritmiche ossessive di Maroccolo e dei taglienti ululati a sei corde di Canali, ConFusione potrebbe piacervi all’inverosimile".
E' tutto, cari amici. Ascoltate e giudicate. C'è ancora spazio per ringraziare l'amico Osel, che ha il merito di avermi inviato i file di questo originale album e avermi stimolato a postarlo sulla Stratosfera. Alla prossima.



Post by George - Music by Osel

martedì 19 marzo 2024

Serie "Catto Prog" n. 13 - Bruno Facciotti e il coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona - La beatitudine (1977 - vinyl)

 

TRACKLIST:

Lato A
01. Il discorso del Monte - 4:35
02. Beati i poveri - 3:00
03. Beati coloro che piangono - 3:50
04. Beati i miti - 2:20
05. Beato chi cerca giustizia - 3:29
06. Beati i misericordiosi - 2:00

Lato B
07. Beati i puri di cuore - 2:58
08. Beati i portatori di pace - 3:14
09. Beati i perseguitati - 2:30
10. Beato chi ascolta - 3:45
11. Beato chi crede senza aver visto - 3:24
12. Cristo Uomo Nuovo - 4:12


MUSICISTI:

Bruno Facciotti - voce
Coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona
Sergio Ferraresi - chitarra 12 corde, chitarra classica, chitarra elettrica, mandolino, banjo 
 Cosimo Fabiano - basso elettrico
Giovanni Maria Rossi - organo, piano, sintetizzatore, archi elettronici
Mario Lamberti - percussioni
Marlaena Kessik - flauto
Giuliano Bernicchi - tromba


Erano anni che non ci occupavamo della serie "Catto Prog". L'idea di rispolverarla me l'ha fornita l'amico e collaboratore Cimabue che, qualche tempo fa, mi inviò i file di questo album, rigorosamente in vinile intitolato "La beatitudine". Il disco, dedicato al noto passo evangelico delle beatitudini, è attribuito a Bruno Facciotti con il coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona e venne pubblicato nel 1977 dall'etichetta LDC di Torino, specializzata in musica cristiana fin dagli anni '60. L'album rientra in quel filone che ebbe un discreto successo è una cerchia di estimatori a cavallo tra la fine degli anni '60 e gli anni '70.  Non c'è molto da dire su questo lavoro. Come scrive giustamente Cimabue nelle note di accompagnamento, "musicalmente siamo nel solco di altre opere pop coeve d'ispirazione cristiana, di valore storico, anche se musicalmente non troverà tutti d'accordo, com'è giusto che sia". Sotto il profilo musicale, premesso che le voci soliste -  tra cui quella di Bruno Facciotti - lasciano parecchio a desiderare, gli strumenti utilizzati sono quelli tipici del pop e del prog, ovvero chitarre acustiche ed elettriche, tastiere (tra cui un sintetizzatore), flauto e tromba. Insomma, senza lode né infamia. Da ascoltare giusto una volta. 



Post by George - Music by Cimabue

domenica 17 marzo 2024

Faveravola - La Contea dei cento castagni (2006)

 

TRACKLIST:

01. L'antefatto - 4:50
02. Lo specchio - 7:40
03. La contea dei cento castagni - 4:40
04. La foresta degli Elfi alati - 9:12
05. L'incontro - 4:45
06. Il sogno - 4:36
07. La piana dei temoli del Livenza (voce Aldo Tagliapietra) - 9:44
08. Lo scontro - 7:43
09. Danza di Messer Reale e Madonna Fantasia - 4:21
10. Leggenda della foglia, della vita e del vento - 4:46
11. Neorinascimento - 5:31
12. La strada ai confini di... - 5:08

Bonus Track
13. Voices In The Sky (dalla compilation "Higher and Higher - A Tribute To Moody Blues" (2005)


FORMAZIONE:

Franco Violo / vocals
Tiziana Carraro / vocals
Alessandro Bonotto / acoustic guitar
Gianluca Tassi / electric guitar
Giancarlo Nicorelli / keyboards, narrator, composer
Consuelo Marcon / violin
Luca Boldrin / concert flute
Ivan Durighetto / flute
Nicola Durighetto / flute
Adriano Durighetto / bass
Paolo Coltro / drums, percussion

with:
Aldo Tagliapietra / voice (7)


Dopo lo sconfinamento nel campo del jazz e jazz rock ritorniamo alle atmosfere più consuete del progressive rock, Lo facciamo con un gruppo autore di un solo album (almeno fino ad un paio di mesi fa), "La Contea dei cento castagni", pubblicato nel 2006 dall'etichetta Locanda del Vento. I Faveravola, originari di Treviso, sono attivi sin dagli anni '70, ma solo nel 2006 sono riusciti a realizzare il loro primo disco. Come si può vedere la formazione è molto nutrita, con chitarre elettriche e acustiche, tastiere, flauti e violino, basso e batteria. Le 12 tracce sono incentrate su un sinfo-prog piuttosto morbido, che ricorda non poco Le Orme, il folk medioevale di Angelo Branduardi e per citare gruppi stranieri i Procol Harum e i Moody Blues. Non a caso Aldo Tagliapietra, con la sua inconfondibile voce, è ospite nella traccia 7, "La piana dei temoli di Livenza" e i Faveravola hanno contribuito con una traccia (Voices In The Sky) alla compilation "Higher and Higher (A tribute To Moody Blues)" pubblicata dalla Mellow nel 2005 (qui postata come bonus track).. 


Non avendo altro da aggiungere, vi riporto qui di seguito la recensione scritta da Peppe Di Spirito, pubblicata sul sito "Arlequins". 

"A volte la copertina di un disco fa già capire tutto. Prendiamo quella de “La contea dei cento castagni”: paesaggio fiabesco e un po’ bucolico, un castello all’orizzonte, alberi dalla forma umana, piccole fate ed un cavaliere pronto a seguire un sentiero. D’altronde è arcinoto che il fantasy tolkieniano è sempre stato una fonte di ispirazione per molti musicisti che si sono avventurati nel prog. I Faveravola esordisco con questo conept-album inevitabilmente fiabesco e, pur mantenendo certi cliché tipici di certo rock sinfonico, riescono a raggiungere un risultato molto buono. C’è tutto ciò che un appassionato del genere adora: quel romanticismo un po’ genesisiano, un po’ mediterraneo e un po’ medievale, quelle melodie calde tipicamente italiane (anche il cantato è in madrelingua), quelle combinazioni strumentali che vedono intrecci e solos epici, un’atmosfera costantemente incantata, accenni di folk con piacevoli momenti acustici, quelle sonorità vintage che vedono accanto all’utilizzo della classica strumentazione rock anche flauto e violino. 



I brani sono costruiti elegantemente e si vede che sono eseguiti da musicisti navigati (attivi dagli anni ’70, ma solo da poco approdati ad un nucleo stabile che ha potuto finalmente fare il suo debutto), bravi ad ammaliare a volte con impasti elettroacustici di ampio respiro, a volte con semplici e dirette melodie, a volte con affascinanti contaminazioni di rock e classica. Un difetto, comune a molti gruppi italiani come noto, è un cantato non sempre all’altezza, anche se in una traccia troviamo un ospite d’eccezione che risponde al nome di Aldo Tagliapietra. Su questa colonna sonora la band racconta la sua favola, con passione, con umiltà, con trasporto. E ci coinvolge in una sorta di viaggio spazio-temporale verso un passato musicale che ha affascinato non pochi appassionati di progressive rock. Potete dire quanto volete che è una proposta retrò, quando la qualità è così elevata la cosa migliore e ringraziare con un caloroso applauso".



Stiamo per concludere. A sorpresa, ancora una volta, è il caso di dirlo, i Faveravola hanno realizzato il loro secondo album, dopo 18 anni di silenzio, pubblicato il 15 gennaio scorso sempre dall'etichetta La Locanda del Vento, dal titolo "Castrum Zumellarum". Da ascoltare assolutamente. Il mio ringraziamento finale va all'amico e collaboratore Marco Osel che mi ha inviato i file di questo notevole album. Grazie amico mio. E' tutto, cari amici. Vi lascio col mio consueto buon ascolto.


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Post by George - Music by Osel